A porsi questa domanda per primo fu il New York Times. Cinque anni fa, l’accusa che lanciò nei confronti dei dispositivi portatili e wearable come portatori di effetti negativi sulla nostra salute, provocò il panico. L’articolo inizialmente si chiamava Could wearable computers be as harmful as cigarettes?.
Poi lo sostituirono con un più pratico The Health Concerns in Wearable Tech.
Gli anni sono passati, e se prima l’argomento riguardava prettamente gli smartphone, adesso dobbiamo capire se anche gli Smartwatch possono essere considerati “dangerous device”.
Il problema affrontato dal New York Times
L’articolo di uno dei giornali più importanti al mondo, è partito da una ricerca effettuata, nel 2011, dall’International Agency for Research on Cancer (Iarc), un gruppo di ricerca statistica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
All’epoca, gli smartphone stavano invadendo completamente il mercato e fu quasi scontato uno studio approfondito sugli effetti a lungo termine di questi nuovi dispositivi.
L’articolo, però, provocò le critiche e le reazioni negative di molti che subito cercarono di confutare la tesi.
Lo studio e l’ipotesi
L’autore dell’articolo, nell’esaminare i vari studi effettuati a riguardo, ha individuato la fonte dei probabili effetti negativi nei campi elettromagnetici.
Sembra che i cellulari, a lungo andare, emanino delle radiazioni tali che porterebbero ad avere effetti carcinogenici. Questi studi confermerebbero l’aumento del rischio di tumori al cervello causato proprio dallo smartphone in prossimità della testa.
Le ricerche e l’antitesi
In opposizione, invece, c’erano tutti coloro che facevano notare l’infondatezza e i limiti di quegli studi.
Dopo aver approfondito bene l’argomento, hanno notato che non veniva mai confermata la causa dei tumori nel legame diretto con lo smartphone. In aggiunta, gli accusatori facevano leva sul fatto che, il range di tempo della ricerca era troppo breve per escludere completamente l’ipotesi.
Nonostante ciò, era sempre presente una sorta di remora a riguardo che teneva in piedi la tesi. L’uso dei cellulari era, all’epoca, uno sviluppo recente e i risultati ottenuti riguardavano solo una fase iniziale di questa tecnologia.
Quindi, ad oggi, qual è la verità?
La situazione è questa: al giorno d’oggi lo stato delle cose resta invariato. Sebbene l’argomento sia diventato un vero e proprio dibattito globale, interpellando i maggiori esponenti dei centri di ricerca mondiali, nel 2011 lo Iarc ha inserito i campi magnetici a radiofrequenza nella categoria 2B.
In quella, cioè, dei pericoli definiti “possibili cancerogeni”.
Di conseguenza, di prescrizioni sanitarie che regolino l’utilizzo degli smartphone o dei wearable device, non ne esistono ancora.
Resta solo una scelta dell’individuo, di limitarne o meno l’uso, in via precauzionale e in base alla propria discrezione.
E per quanto riguarda gli Smartwatch?
Essendo una tecnologia abbastanza recente, per quanto concerne gli Smartwatch, esistono ancora meno studi.
L’unica ipotesi che può essere considerata è quella in merito ai livelli di esposizione.
Gli unici effetti dei campi elettromagnetici che sono stati dimostrati, sono connessi al calore.
Mi spiego meglio. Si è compreso che, i tessuti del corpo umano entrano in contatto con le onde a radiofrequenza. L’energia scaturita da queste onde, viene assorbita dal corpo e si converte in calore.
È proprio questo processo, che, a lungo andare e, a un’esposizione elevata, può risultare dannoso.
Tornando ai nostri Smartwatch, però, può essere esclusa anche questa tesi. I campi elettromagnetici di cui parla, scaturiscono da impianti ben più grossi di semplici dispositivi come smartphone e Smartwatch. Questi ultimi, sono device le cui esposizioni sono piuttosto lontane dal raggiungere la soglia di effetto negativo e, quindi, possono essere considerati sicuri.
Confronto tra Smartwatch e Smartphone: qual è più rischioso?
Confrontando, adesso, Smartwatch e Smartphone, i primi sono dispositivi a corto raggio la cui potenza di radiazione è di gran lunga inferiore rispetto a quella utilizzata da uno smartphone: precisamente lo 0.5% – 1% della potenza in uscita di un telefono cellulare.
Questa differenza esiste perché il cellulare, a differenza dello Smartwatch, per coprire le zone di ricezione, è a lungo raggio. Necessità, infatti, di collegarsi e comunicare con la BTS, l’antenna dell’operatore mobile che, di solito, si trova a grandi distanze.
Quindi, ammesso e non concesso che esista realmente un rischio, questo sarà connesso maggiormente all’uso del cellulare.
Pericolo da Bluetooth: una ricerca svolta sui danni commessi da radiazioni da Wi-Fi e Bluetooth, afferma che, gli 800MHz per 2 GHz emessi dai wearable device, non sono qualificabili come rischiosi.
Fortunatamente, gli ultimi tipi di Smartwatch hanno incorporati nuovi sistemi di connessione, come il Bluetooth Low Energy.
Rispetto al “classico” Bluetooth, questo ha lo scopo di fornire un consumo energetico molto più basso, rendendo le radiazioni talmente lievi, da non danneggiare il tuo corpo.
Cosa fare dunque?
Nonostante non abbiano ancora comunicato prescrizioni sanitarie o restrizioni sull’uso degli Smartwatch a livello mondiale, ci sono delle raccomandazioni sul sito del Ministero della Salute italiano.
Ecco la lista di alcuni consigli su come poter limitare al minimo l’utilizzo di questi portable device:
- ridurre le funzioni a quelle strettamente necessarie;
- utilizzare sistemi che permettono di avere le mani libere come cuffie, auricolari o speaker;
- evitare di presentare ai bambini questo tipo di tecnologia troppo presto e non come oggetto ludico;
- per i portatori di pace-maker o di altri dispositivi medici attivi, usare solo quando è necessario. Il consiglio più importante, però, è quello di tenere il più lontano possibile, tutti i dispositivi dell’impianto in modo che non possano interferire con il suo funzionamento.
Che sia vero o falso non lo sappiamo ancora, solo il tempo ce lo dirà.
Nel frattempo, non facciamoci influenzare ma agiamo con saggezza. Usiamo i nostri dispositivi con moderazione e senso di responsabilità, perché una cosa è certa: gli eccessi non vanno mai bene!